ROMA (ITALPRESS) – In vista delle alte temperature previste anche nei prossimi giorni, il Ministero della Salute ricorda che è pienamente operativo, dal 26...
TORINO (ITALPRESS) – Un uomo di 35 anni è stato trovato morto questa mattina, dopo uno scoppio avvenuto all’interno di un appartamento e il conseguente...
TREVISO (ITALPRESS) – Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso hanno individuato diciotto imprese “cartiere” gestite da cittadini cinesi, ovvero prive di sedi...
FIRENZE (ITALPRESS) – Il Tribunale del Riesame di Firenze, accogliendo l’appello del Pubblico Ministero, ha disposto l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere...
A Villafranca nel veronese, i carabinieri locali, hanno arrestato uno spacciatore di 43 anni dedito allo spaccio di cocaina. L’uomo non esitava a fare i suoi affari davanti alle scuole. Le prime segnalazioni sono partite proprio da genitori preoccupati per i strani giri che vedevano. L’arrestato si chiama Antonio Panico e nella sua casa, durante una perquisizione successiva, sono stati trovati altri quantitativi di stupefacente. L’arresto è scattato in flagranza di reato ovvero nel momento della cessione della cocaina ad un acquirente.
A poco più di 24 ore dall’omicidio del cittadino tunisino freddato al parco azzurri d’Italia si è riunito il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.
L’organo collegiale presieduto dal Prefetto ai quali hanno preso parte i rappresentanti di Carabinieri, polizia, Guardia di finanza e polizia locale oltre a quelli istituzionali di comune e provincia, non ha decretato cambiamenti sostanziali circa l’organizzazione attuale dei controlli in città. Il recente omicidio sfociato dalla lite fra gruppi di extracomunitari, che ha visto fronteggiarsi tunisini e immigrati dell’est sembra infatti non aver incrinato il piano di controllo coordinato attualmente in vigore e ritenuto del tutto idoneo a fronteggiare e monitorare la realtà padovana.
Sotto particolare osservazione potrebbe però finire il centro cittadino dove già nei prossimi gironi potrebbero aumentare le pattuglie dei vigili urbani a contrasto di sacche di degrado cronicamente annidiate in luoghi simbolo del salotto patavino, come Piazza Delle Erbe, Liston e Cavour.
La bufera che ha travolto il tesoriere della lega, Belsito, per trasferimenti di denaro in Tanzania e per sottrazione di altro denaro, ha portato ad indagini anche in Veneto. Dopo le perquisizioni della GdF a Milano, i Pm, avrebbero scritto che si tratta di denaro sottratto dal tesoriere, per esigenze di familiari del leader Bossi. Le indagini disposte dal centro operativo della dia di Reggio Calabria, in collaborazione con il personale della Dia di Padova, Milano e Genova, oltre a personale della polizia postale e delle comunicazioni del Veneto, Lombardia e Liguria, ha eseguito in tutto 14 perquisizioni nelle città interessate. L’ operazione nella nostra regione ha visto perquisizioni nel padovano e nel trevigiano
Almeno 6 le banche truffate in città, un metodo semplice e quanto mai efficace, con il quale secondo gli investigatori della squadra mobile di padova che lo hanno arrestato nella sua casa di Casoria il truffatore seriale aveva racimolato 20 mila euro in un anno. Cifra da sommare al bottino truffaldino messo insieme grazie agli altri colpi effettuati nel ravennate e in Campania. Per Giovanni Amore, napoletano, 41 enne si sono così aperte le porte del carcere con le accuse di ricettazione, truffa, falsificazione di titoli di credito e di documenti.
Il napoletano si atteneva ad uno schema di lavoro ben preciso come ha spiegato il capo della squadra mobile padovana. L'uomo apriva conti correnti, con documenti falsi, intestati a ignare persone. In alcuni casi riusciva anche a clonare assegni all'insaputa dei proprietari dei conti correnti. Poi utilizzava i titoli , che versava da una banca ad un altra, oppure pagava merce truffando aziende di vario genere.
Una serranda abbassata per chiudere il buco lasciato dalla banda delle spaccate, che intorno alle 3 e mezzo è entrata in azione nel negozio di occhiali di via Antoniana 101 a Campodarsego (Pd) . Il punto vendita oggi è rimasto aperto, ma è impossibile non rendersi conto di quanto accaduto nella notte. Nel punto vendita della Salmoiraghi e Viganò situato al centro del paese dell’alta padovana in azione è entrata una banda che ha messo a segno l’ennesima spaccata ai danni di esercizi commerciali. Ad alcune ore dal colpo una parte degli scaffali è ancora vuota, a terra la vetrata abbattuta dall’auto che i ladri hanno utilizzato come ariete, una vecchia passat rubata all’inizio dello scorso mese a Villorba nel trevigiano che i Carabineri hanno intercettato durante la fuga a Villa del Conte.
Sono stati denunciati dai carabinieri di Treviso per rapina aggravata in concorso, 4 giovani marocchini tra i 15 e i 20 anni. Il gruppetto l’altro giorno ha avvicinato un anziano di 87 anni che era seduto in un parchetto vicino ad una casa di riposo e dopo averlo sbeffeggiato, strattonato e colpito gli hanno rubato 400 euro. L’anziano possedeva quella cifra perché aveva appena venduto la sua Vespa per comperare un mobiletto per la sua stanza nella casa di riposo a Crespano del Grappa. Dopo la rapina, i quattro si sono recati in un locale e hanno speso tutto il denaro ai videopoker.
Sfruttamento della prostituzione. E’ questa l’accusa mossa nei confronti di una coppia di cinesi, residenti a Verona con regolare permesso di soggiorno, e arrestati dalla Squadra mobile di Trento. Dalle indagini sarebbe emerso che i due avevano allestito in un appartamento preso in affitto nel centro storico Trento un centro massaggi thailandesi. Nei locali in realtà venivano offerte prestazioni sessuali a pagamento. Le 'massaggiatrici' venivano gestite dalla donna cinese , mentre il compagno ne curava l'approvvigionamento. I clienti, 150 accertati tutti italiani fra i 30 e i 50 anni, pagavano cifre variabili fra i 30 e i 70 euro.
Assumono dei contorni inquietanti le due esplosioni avvenute ieri in una palazzina di Vigonovo. Ieri mattina due boati all’ora di pranzo hanno seminato il panico nella località in provincia di Venezia, quando da una palazzina ci sono state due deflagrazioni potenti che hanno creato una serie di danni e dove fortunatamente la tragedia che poteva avere delle conseguenze più disastrose è rimasta contenuta. Nel condominio a quell’ora c’era una sola persona in casa, un uomo che poi è stato trovato senza vita e che sembra essere l’autore volontario del disastro. Sul posto tutta la giornata hanno lavorato varie squadre di soccorso, per tutta la giornata a Vigonovo c’è stata una grande apprensione perché non erano escluse nuove esplosioni
Un boato tremendo ha squarciato la mattina di Vigonovo. In via 4 novembre a mezzogiorno circa una forte esplosione da una palazzina della via, ha tuonato sul paese. In tanti si sono precipitati a vedere cosa stava accadendo, pochi attimi dopo, una seconda esplosione fortissima che ha scatenato il panico generale e la gente ha iniziato a fuggire il più lontano possibile. Dall’edificio fuoco e fumo, pezzi che saltavano , il tetto è scoppiato. La forte deflagrazione ha perfino fatto scoppiare i vetri di alcune abitazioni vicine e parte del basculante di un garage è stato spinto a centinaia di metri dal luogo della tragedia. Sul posto sono giunte varie squadre di soccorso, il Suem, Carabinieri, Polizia, Agenti della Municipale e i Vigili del Fuoco con vari mezzi che hanno iniziato a spegnere il rogo provocato da una macchina con l impianto a gas che si trovava all’interno di un garage. La zona è stata transennata e la gente è stata tenuta a debita distanza per la paura di nuove esplosioni. L’aria era irrespirabile per le forti esalazioni sprigionate dal fumo. Sul posto è giunta anche un unità cinofila dei vigili del fuoco alla ricerca di persone che inizialmente non erano individuabili Nello scoppio è morto un uomo che si trovava in un appartamento del secondo piano, Igor Milic, croato da anni residente nel territorio.L’automobile dalla quale è partita l’esplosione sarebbe stata di proprietà della vittima.
In carcere il presunto responsabile della morte del pensionato di 77 anni, travolto e ucciso sulle strisce pedonali tra via Tirana e via Vicenza. Un incidente agghiacciante, nel quale sono rimaste ferite anche altre tre persone. Il conducente dell’ auto che aveva provocato la tragedia, a bordo di un auto rubata, si era dato alla fuga. Un incidente che ha sconvolto la città. Il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Padova ha sottoposto a fermo di polizia giudiziaria con gravi indizi di colpevolezza un romeno di 35 anni, Bacnaus Valentin Marius. Ancora non vi è la certezza che si tratti dell’uomo che era al volante della Toyota e saranno decisive le prossime ore per stabilire il suo grado di coinvolgimento. Nell’auto incidentata era stato trovato uno zainetto con alcuni indumenti e un telefonino finito sotto un tappeto appartenente proprio al 35 enne fermato. I militari hanno disposto una minuziosa attività d’indagine che ha portato anche a Torino dove l’uomo ha un rapporto affettivo. Il romeno è stato bloccato con un blitz mentre si stava mettendo al volante di una Clio in compagnia di altri connazionali.
Nel Padovano, all’ orario di apertura, una coppia di balordi ha rapinato il bar centrale di Vigonza. Il locale è gestito da alcuni cittadini cinesi. Dietro al bancone c’era la titolare che si è trovata un coltello puntato addosso. La donna ha preso il fondo cassa e so lo è infilato in tasca ma uno dei balordi l’ha colpita al volto, sanguinante e barcollante la signora è uscita dal locale per chiedere aiuto all’edicola che si trova all’altro lato della strada. I due però l’hanno raggiunta e l’hanno colpita ancora riuscendo a impadronirsi del denaro, poi si sono dati alla fuga. Sul posto sono giunti i Carabinieri della Stazione di Pionca di Vigonza che si sono messi subito alla ricerca dei rapinatori, mentre la donna è stata portata al pronto soccorso.
La Guardia di finanza di Rovigo ha scoperto un laboratorio di confezionamento di capi di abbigliamento a Badia Polesine, in provincia di Rovigo, che impiegava sette lavoratori di etnia cinese, praticamente il cento per cento della produzione, completamente in nero e i prodotti venivano poi rivenduti a importanti ditte tessili italiane. Le Fiamme Gialle hanno constatato che nel laboratorio i sette dipendenti presenti, erano tutti al lavoro senza alcun contratto e tutela professionale ed erano chiamati a realizzare in tempi brevissimi prodotti in subfornitura destinati alla fine della filiera degli appalti a noti marchi tessili italiani, è stata cosi sospesa l’attività imprenditoriale e sono state avviate le indagini per verificare l’eventuale connivenza delle ditte italiane destinatarie del prodotto per centinaia di migliaia di euro.