HomeEsteroUcraina, Cuzzelli (Lumsa) “Verso tregua coreana. Soldati stranieri? Prematuro”

Ucraina, Cuzzelli (Lumsa) “Verso tregua coreana. Soldati stranieri? Prematuro”

ROMA (ITALPRESS) – A poche settimane dal vertice fra i presidenti di Stati Uniti e Russia, Donald Trump e Vladimir Putin, per porre fine al conflitto in Ucraina si va verso “una tregua di tipo coreano”, una “cristallizzazione sulle linee del fronte, ma nella realtà questa pace sarebbe un armistizio che non risolve i motivi profondi della contesa” e lo scenario attuale rende “prematuro parlare della presenza di soldati italiani in Ucraina” senza un negoziato bilaterale che consenta la presenza di militari stranieri in Ucraina. E’ quanto ha osservato Giorgio Cuzzelli, docente di sicurezza e studi strategici presso l’Università Lumsa di Roma e ufficiale degli Alpini dell’Esercito in congedo, ospite della rubrica di geopolitica dell‘Agenzia Italpress, Diplomacy Magazine, condotta da Claudio Brachino.

“Il tema dei territori perduti, da riconquistare o da mantenere è una delle chiavi della soluzione della questione ucraina”, ha dichiarato Cuzzelli, ricordando che dopo aver occupato la Crimea nel 2014, la Russia “è andata ad occupare circa la metà di due province ucraine che erano al confine con la Russia”.

La linea del fronte che “andrebbe cristallizzata” si trova “più o meno a metà dei confini amministrativi di queste due province col resto dell’Ucraina e in corrispondenza di una serie di creste collinari, cioè di posizioni forti sulle quali gli ucraini, dopo questo lungo attrito operato dai russi, si sono ritirati e che non vogliono assolutamente cedere”, ha proseguito.

Spostandosi su aspetti prettamente militari, Cuzzelli, che vanta un’esperienza anche in ambito Nato, ha commentato anche l’iniziativa “estremamente interessante da parte italiana” di un facsimile di articolo 5 “per cercare di dare all’Ucraina quelle garanzie che formalmente ad oggi non sono possibili, per consentirle di difendersi come si deve”.
L’ex ufficiale degli Alpini Cuzzelli ritiene che “per un eventuale schieramento di forze straniere sul territorio ucraino siano necessari due requisiti fondamentali. Il primo è un invito formale da parte dell’Ucraina, cosa di cui nessuno sta parlando. Bisogna innanzitutto avere il beneplacito degli ucraini, che non è scontato. Si tratta poi di vedere in quale contesto internazionale una simile presenza può avere luogo o manifestarsi”.

Anche nel caso di una possibile coalizione di volenterosi, sarebbe necessario un negoziato su base bilaterale tra ciascun Paese partecipante e l’Ucraina. Ampliando la visione a negoziati sulla base di organizzazioni internazionali, come Nato e Unione Europea, “si presuppone il consenso di tutti gli Stati membri”, su cui Cuzzelli è scettico. Al momento, “quello di cui noi stiamo parlando è l’intervento di una forza di interposizione che eventualmente, su mandato non si capisce di chi, possa intervenire in territorio ucraino per fare che cosa? E di nuovo i termini del problema non sono chiari”.

Inoltre, ha avvertito Cuzzelli, senza “un accordo preliminare di pace o di armistizio, questo intervento sarebbe visto da parte russa come un intervento militare a fianco dell’Ucraina con tutte le conseguenze che questo può comportare”. “Parlare della presenza di soldati italiani in Ucraina – aggiunge – è assolutamente prematuro perchè oggi come oggi non siamo in grado di parlare della presenza di nessuno su territorio ucraino finchè non verrà negoziato su base bilaterale un accordo di questo tipo tra l’Ucraina e gli eventuali stati aderenti all’iniziativa”, ha concluso.

Nel corso dell’intervista, Cuzzelli ha parlato anche del conflitto in Medio Oriente, dove Israele è sempre più vicino all’avvio dell’operazione per la conquista di Gaza City e si ventila l’ipotesi di estendere la sovranità a parti della Cisgiordania. Nella Striscia di Gaza “non si rischia nessun Vietnam per il semplice motivo che gli spazi sono infinitamente più ridotti e le forze in campo non hanno sostanzialmente paragone rispetto” alla guerra degli Stati Uniti del 1969. “Non è immaginabile un’occupazione permanente della Striscia di Gaza da parte di Israele, perchè è semplicemente contrario agli interessi di Israele. E Israele in effetti non ha nei fatti nessuna intenzione di occupare tutta la Striscia. Ciò che sta avvenendo adesso, dal punto di vista strategico militare, è l’avvio del capitolo finale della contesa tra Israele e Hamas. Quando questa vicenda è cominciata l’8 ottobre del 2023 Israele aveva tre obiettivi fondamentali: riportare a casa gli ostaggi; eliminare la minaccia di Hamas alle proprie frontiere; ripristinare l’integrità delle proprie frontiere”, ha affermato l’ex ufficiale degli Alpini.

Per Cuzzelli “porre fine alla questione dal punto di vista militare, con uno sforzo poderoso come quello che si va a manifestare, non risolve il problema dal punto di vista politico. Perchè, una volta eliminato Hamas, e su questo sono tutti d’accordo, anche la Lega Araba ha detto chiaramente che non vi sarà soluzione politica futura, si tratterà di inventarsi un’autorità che possa assumere la condotta politica della situazione locale e assicurare l’avvio di un processo di ricostruzione nell’ambito del quale i palestinesi diventeranno sempre più protagonisti”, ha aggiunto Cuzzelli, secondo cui “l’unica possibilità è offerta da una coalizione di Stati arabi con l’appoggio della comunità internazionale”.

In Medio Oriente, ha proseguito Cuzzelli, “l’Arabia Saudita dà prova di grande moderazione, prudenza, pazienza perchè ha tutto l’interesse, innanzitutto politico e economico, a raggiungere un accordo con Israele, come tutti i Paesi arabi moderati, perchè il principio fondamentale è quello del grande corridoio parte dall’India e passa attraverso il Medio Oriente per arrivare al Mediterraneo”, ovvero il progetto Imec, “la grande alternativa alla Nuova via della seta, la Belt and Road Initiative cinese”.

Infine, per Cuzzelli, “i sauditi hanno tutto l’interesse ad arrivare a un accordo con Israele, per questo stanno dando prova di grande pazienza. In secondo luogo, i sauditi hanno tutto l’interesse a che gli statunitensi o rispettivamente gli israeliani tengano tranquilla quell’altra immensa patata bollente dell’area che è l’Iran”.
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