HomeEnergiaRapporto CER sulla transizione energetica, un mondo a tre velocità

Rapporto CER sulla transizione energetica, un mondo a tre velocità

ROMA (ITALPRESS) – E’ stato presentato oggi a Roma, nella sede di Confcommercio, il Rapporto annuale CER sulla transizione energetica che fotografa una situazione sempre più segnata da un assetto tripolare – Stati Uniti, UE e Cina – e mette a fuoco la posizione dell’Italia tra accelerazioni importanti e segnali di rallentamento. In particolare, dal Rapporto emerge che: l’UE continua a ridurre le emissioni in modo strutturale, mentre Stati Uniti e Cina privilegiano sicurezza energetica e sviluppo industriale; il 2025 segna un punto critico per l’Italia: secondo le valutazioni del CER, le emissioni italiane tornerebbero a salire, fino a 371,7 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (+0,2%), con un calo della quota rinnovabile al 21,7% e un aumento dell’uso di gas (+2,1%). Secondo il CER, nel 2026 le emissioni potrebbero però tornare a ridursi, mentre nel 2027 il calo diventerebbe più significativo (-1,6%), fino a 363,9 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, a condizione però che si sblocchino gli iter autorizzativi.

E ancora: Il credito diventa più selettivo. Le imprese prive di strategie di transizione rischiano un minore accesso a finanziamenti; la Cina guida la capacità rinnovabile mondiale (oltre 260 GW installati nel 2024) e domina le filiere delle tecnologie pulite, perseguendo un difficile equilibrio con le esigenze dello sviluppo industriale, tanto che le emissioni restano in crescita e raggiungono i 15,5 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente.

I lavori sono stati aperti da Stefano Fantacone, Direttore della ricerca CER, che ha illustrato i dati del Rapporto, Giovanni Acampora, Componente di Giunta Confcommercio con incarico alla Transizione ecologica e sostenibilità, e Andrea Migliore, Executive Business Development & Sales Director RINA Prime. All’incontro sono intervenuti: Vinicio Peluffo, Partito Democratico; Luca Squeri, Forza Italia; Riccardo Zucconi, Fratelli d’Italia.

“La transizione procede senza un baricentro comune. L’Europa riduce le emissioni, ma altri attori privilegiano obiettivi diversi, dalla sicurezza energetica alla crescita della domanda interna – ha detto Fantacone -. Senza una cornice internazionale omogenea, il rischio è che chi anticipa la transizione paghi un costo competitivo che il mercato non riconosce”. Per Acampora “la transizione energetica è necessaria, ma deve essere equa e sostenibile: oggi le imprese italiane pagano già un divario competitivo che pesa su investimenti, occupazione e crescita. Servono, dunque, scelte concrete per garantire energia più sicura, meno costosa e alla portata di tutto il tessuto imprenditoriale italiano”.

“Oggi banche, imprese e Pubblica Amministrazione vengono valutate sulla capacità di ridurre i rischi energetici, misurare le emissioni e garantire dati affidabili – ha sottolineato Migliore -. La transizione energetica è una condizione per accedere al credito e partecipare al mercato. Ed è una responsabilità condivisa e un’opportunità concreta per costruire un’Italia più moderna, competitiva e allineata all’Europa”.

Il Rapporto evidenzia tre modelli di transizione. Negli Stati Uniti, il cambio di amministrazione nel 2025 ha chiuso la stagione “verde” aperta con l’Inflation Reduction Act, riorientando le politiche verso il mantenimento delle quote di mercato dei combustibili fossili, una revisione degli incentivi e l’introduzione di dazi sulle tecnologie pulite. Il Rapporto definisce questa dinamica come una forma di “whiplash climatico”, evidenziando il rischio di una frenata degli investimenti green. L’Unione europea, pur mantenendo una traiettoria coerente con il Green Deal, si confronta con costi energetici più elevati rispetto a Stati Uniti e Asia e con una crescente pressione competitiva sulle filiere industriali, in particolare nel fotovoltaico produrre moduli in Europa costa oggi dal 35% al 65% in più rispetto alla Cina. La Cina continua a guidare la crescita delle rinnovabili – con oltre 260 GW di nuova capacità nel 2024 – ma non può ancora rinunciare al carbone: nei primi sei mesi del 2025 sono stati approvati 25 GW di nuove centrali. Le emissioni cinesi, sospinte dalla rapidità della crescita economica, continuano così a crescere e raggiungono il massimo storico.

Il processo di innovazione tecnologica non si è ancora tradotto in una riduzione strutturale delle emissioni, anche se il picco è ormai vicino. In questo scenario internazionale, l’Italia presenta un andamento in due fasi. Il biennio 2023- 2024 ha segnato un’accelerazione senza precedenti: le emissioni sono diminuite in media di oltre il 5%, l’efficienza energetica è migliorata del 3,4%, e sono stati installati 13,4 GW di nuova capacità rinnovabile, portando il totale nazionale oltre i 74,5 GW. La dipendenza dal gas russo è crollata dal 40% del 2021 al 9,5% nel 2024, grazie a nuovi contratti con l’Azerbaigian (+43%), al forte aumento dell’import di GNL (+49,8%) e all’attivazione del rigassificatore di Piombino. La diversificazione ha ridotto anche la concentrazione geografica delle forniture di combustibili fossili. Il 2025, però, segna un indebolimento di questa tendenza. Le emissioni sono stimate in 371,7 MtCO2eq, in leggero aumento (+0,2%). La quota di rinnovabili sui consumi energetici scende al 21,7%, principalmente a causa del crollo dell’idroelettrico (-21,5%), mentre cresce l’uso del gas naturale (+2,1%). La domanda energetica complessiva cala dell’1% e il rallentamento si concentra soprattutto nei settori ETS, dove le emissioni della generazione elettrica tornano a salire a 62,2 MtCO2eq (+3,9%).

Nei settori ESR, la riduzione prosegue ma a ritmi troppo lenti: i trasporti scendono dell’1,3%, mentre il settore civile torna a crescere (+2,2%) per un maggior utilizzo del gas per il riscaldamento. Dal punto di vista geografico, il decreto sulle Aree Idonee mostra un Paese molto eterogeneo. Il Lazio è la regione più vicina al proprio target 2030, avendo già raggiunto il 54,5% dell’obiettivo, mentre altre regioni – come Valle d’Aosta e Molise – si collocano sotto il 15%. Secondo le previsioni del modello CER, la decarbonizzazione dovrebbe riprendere moderatamente nel 2026 (-0,5%) e rafforzarsi nel 2027, quando le emissioni potrebbero scendere a 363,9 MtCO2eq (-1,6%). Il ritorno su una traiettoria più solida sarebbe favorito dall’aumento della produzione da rinnovabili elettriche, che nel 2027 potrebbe raggiungere i 149 TWh, con un fotovoltaico in espansione fino a 63,5 TWh.

l Rapporto rileva, inoltre, come l’accesso ai finanziamenti tenda a favorire imprese con progetti di riduzione dei consumi, efficientamento o riconversione energetica. Per molte PMI questo significa che la transizione non è più un’opzione reputazionale, ma una condizione necessaria, sia per ottenere credito sia per mantenere competitività sui mercati.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).