ROMA (ITALPRESS) – Il glaucoma è una malattia cronica e progressiva che danneggia il nervo ottico, spesso in modo irreversibile: la causa più comune è l’aumento della pressione oculare, cioè della pressione esercitata dall’humor acqueo, il liquido che si trova all’interno dell’occhio sulle pareti oculari.
Il danno al nervo ottico compromette gradualmente la trasmissione delle informazioni visive al cervello: tuttavia, soprattutto in persone geneticamente predisposte, il glaucoma può insorgere anche quando la pressione è normale. Nelle fasi iniziali di solito il glaucoma non dà sintomi e non provoca dolore, per questo viene spesso scoperto troppo tardi: si stima che in Italia il glaucoma colpisca circa un milione di persone, ma solo la metà ne è consapevole proprio a causa della sua evoluzione silenziosa; è la seconda causa di cecità nei paesi sviluppati dopo la degenerazione della macula.
“Si tratta di una patologia cronica e degenerativa che colpisce il nervo ottico, quindi la struttura che porta la sensibilità luminosa dall’occhio al cervello: poco alla volta determina una progressiva perdita delle fibre nervose retiniche che formano il nervo ottico; alla mancanza di tali fibre corrisponde una perdita del campo visivo”, ha detto Stefano Miglior, professore ordinario di Oftalmologia e direttore della clinica oculistica dell’Università Bicocca di Milano nonché presidente dell’Associazione italiana per lo studio del glaucoma (Aisg), intervistato da Marco Klinger per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
Questa malattia, aggiunge Miglior, “nel 70% dei casi non colpisce lo spazio visivo centrale, ma l’ambiente che il nostro occhio percepisce: il danno inizia normalmente a presentarsi nel settore nasale del campo visivo e si allarga progressivamente, lasciando salva la zona centrale. Purtroppo è una malattia asintomatica: non ci sono segnali, il paziente se ne accorge tardivamente, quando il danno è talmente avanzato che comincia a sbattere ovunque perché la vista è così ridotta da non fargli percepire l’ambiente circostante. L’età a partire dalla quale vale la pena di farsi controllare almeno una volta ogni 24 mesi è dopo il compimento dei quarant’anni: è il momento in cui si diventa presbiti e c’è bisogno della correzione ottica per leggere, in quei casi conviene andare dall’oculista anziché dall’ottico per verificare lo stato dell’occhio”.
Tra i fattori di rischio da tenere a mente, spiega, c’è “la pressione elevata dell’occhio, presente nel 70-75% dei casi di glaucoma cronico: altro fattore da non sottovalutare è la pressione arteriosa bassa. Anche la familiarità è importante, perché soprattutto nel caso dei parenti di primo grado con questa malattia il rischio è maggiore: non è comunque una malattia ereditaria, ma chi sa di avere un parente affetto da glaucoma è bene che si faccia vedere con maggior attenzione. Una normale visita oculistica permette di identificare i pazienti che hanno già la malattia o che nutrono un certo sospetto che essa sia presente: basta uno screening per poi fare gli esami successivi, il più importante dei quali è quello del campo visivo. Le forme più aggressive di glaucoma sono quelle caratterizzate da una pressione più elevata e oscillazioni molto marcate: in certe aree italiane, come la Sardegna, il Polesine e la Versilia, questa forma di glaucoma tende a essere più presente”.
Per quanto riguarda la cura, sottolinea Miglior, “si basa esclusivamente sull’abbassamento della pressione dell’occhio, che si può ottenere attraverso l’uso di collirio, trattamenti con il laser e chirurgia: quando il collirio non è più sufficiente la chirurgia è l’opzione migliore in assoluto; esiste una terapia di supporto con elementi chimici che aiutano la fibra del nervo ottico a essere più forte e resistente. C’è poca consapevolezza del glaucoma, perché la gente vede bene: anche i pazienti che sanno di averlo tendono a dimenticarsene quando la situazione è ben compensata, solo nelle fasi più avanzate lo scenario diventa drammatico ed è molto più difficile riuscire a intervenire. Chi è miope ha un occhio più fragile e di conseguenza un rischio maggiore di contrarre il glaucoma: anche se è giovane vale la pena che si faccia vedere dall’oculista, al fine di valutare come agire”.
Il docente di Oftalmologia chiude con un monito: “Il glaucoma deve essere seguito da figure che hanno esperienza nella gestione della malattia: non occorre spaventarsi, a meno che non ci si trovi di fronte a una diagnosi in stato molto avanzato, perché in altri casi la situazione è assolutamente gestibile purché il paziente partecipi alle cure e accetti ove necessario di farsi operare”.
– Foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS)