HomeCronacaCaso Emanuela Orlandi, Mons. Pagano “Non ci sono carte segrete”

Caso Emanuela Orlandi, Mons. Pagano “Non ci sono carte segrete”

ROMA (ITALPRESS) – Sulla vicenda di Emanuela Orlandi, io in verità all’Archivio Segreto Vaticano ho visto solo un fascicolo che conteneva soltanto ritagli di giornale. Non c’è nulla di più in Archivio, nient’altro”. Lo ribadisce all’Istituto Italiano di Cultura di Londra monsignor Sergio Pagano, dal 1997 fino al 2024 Prefetto dell’ex Archivio Segreto Vaticano dove ha lavorato per oltre quarant’anni.

Pagano è intervistato a Londra da Massimo Franco, con cui proprio su quell’archivio – il cui nome è stato cambiato da Papa Francesco in “Archivio apostolico Vaticano” – ha scritto il libro “Secretum”. Il prelato che conosce a fondo verità e misteri di quello che è stato definito ‘la centrale dell’intelligence d’Europa’, con milioni di documenti accumulati e custoditi fin dal 1611, ha raccontato dell’Istituto diretto da Francesco Bongarrà una millesima parte dei segreti custoditi nel deposito sotterraneo lungo 86 chilometri lineari che ospita i documenti più riservati. Storie della storia della Chiesa che inevitabilmente danno una chiave di lettura diversa della storia del mondo.

“Poi – aggiunge Pagano parlando ancora della vicenda della cittadina vaticana di 15 anni sparita nel nulla nel 1983 – si è saputo che il procuratore Diddi avrebbe trovato delle carte sulla vicende. Ma quelle carte non erano da me. E non sono uscite, per cui penso che non siano mai esistite… Non è mai stata trovata una prova ed è rimasta la favola”, aggiunge Pagano, rivendicando di ‘avere sempre aperto tutto’ durante il proprio mandato. Anche se, dice abbassando leggermente la voce”, “forse in Archivio l’aria sta cambiando, ed era un’aria che non mi piaceva”.

Ragione per cui ha alla fine accettato di scrivere ‘Secretum’ con Franco, offrendo una rilettura inedita e spiazzante di alcuni passaggi storici fondamentali. Dalle carte del processo a Galileo, ai silenzi di Pio XII sulla Shoah: temi cruciali che Pagano ha avuto il compito di studiare e rendere pubblici. E che a Londra ha raccontato condividendo con la platea storie ed aneddoti: compreso il suo incontro con una multinazionale che pensava di digitalizzare interamente l’archivio usando la intelligenza artificiale. “Ho sempre diffidato. Quando han visto i nostri complessissimi documenti, quei tecnici dicevano che preferivano lavorare sull’arabo. Per queste operazioni serve l’intelligenza umana, non quella artificiale!”.

– Foto Istituto Italiano di Cultura di Londra –
(ITALPRESS).