ROMA (ITALPRESS) – “Il rafforzamento della posizione negoziale ucraina si ottiene soprattutto mantenendo chiaro che non intendiamo abbandonare l’Ucraina al suo destino nella fase più delicata degli ultimi anni. Ma l’Italia non intende inviare soldati” a Kiev. Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo. Un lungo discorso che ha avuto un ruolo di primo piano la guerra in Ucraina e la questione degli asset russi congelati. “L’Italia ha deciso venerdì scorso di non far mancare il proprio appoggio al Regolamento che ha fissato l’immobilizzazione dei beni russi senza tuttavia ancora avallare alcuna decisione sul loro utilizzo. Lo abbiamo fatto, pur non condividendo il metodo utilizzato, perché non vi siano dubbi sulla linea coerente di sostegno che il Governo ha sempre mantenuto nei confronti dell’Ucraina. Nell’approvare il regolamento” sugli asset russi “abbiamo, infatti, voluto ribadire un principio che consideriamo fondamentale: decisioni di tale portata giuridica, finanziaria e istituzionale, come anche quella dell’eventuale utilizzo degli asset congelati, non possono che essere prese al livello dei leader”, ha aggiunto.
“L’Italia considera, ovviamente, sacrosanto il principio secondo cui debba essere prioritariamente la Russia a pagare per la ricostruzione della nazione che ha aggredito, ma questo risultato deve essere raggiunto con una base legale solida. Intendiamo, inoltre, chiedere chiarezza rispetto ai possibili rischi connessi alla proposta di utilizzo della liquidità generata dall’immobilizzazione degli asset, particolarmente quelli reputazionali, di ritorsione o legati a nuovi, pesanti, fardelli per i bilanci nazionali. La nostra volontà di aiutare il popolo ucraino non è mai stata, e non sarà mai, in discussione. Ma, oggi come ieri, abbiamo il dovere cercare la soluzione più efficace per preservare l’equilibrio tra la fornitura di un’assistenza concreta all’Ucraina da un lato, e il rispetto dei principi di legalità, sostenibilità e stabilità finanziaria, e monetaria, dall’altro. Siamo aperti a tutte le soluzioni, e intendiamo privilegiare quella che meglio può garantire questo equilibrio. Ma si tratta di decisioni complesse, che non possono essere forzate”, ha evidenziato. Secondo la premier il cammino verso la pace “non può prescindere” dallo stretto legame Usa-Ue “che non sono concorrenti”.
“Mosca è impantanata” in questa guerra, “ha conquistato l’1,45% del territorio ucraino a costo di enormi sacrifici, questa enorme difficoltà è l’unica cosa che può costringere Mosca a un accordo. È chiaramente una trattativa estremamente complessa, che per arrivare a compimento non può, però, prescindere dalla volontà della Russia di contribuire al percorso negoziale in maniera equa, credibile e costruttiva. Purtroppo, ad oggi, tutto sembra raccontare che questa volontà non sia ancora maturata – ha osservato -. Lo dimostrano i continui bombardamenti su città e infrastrutture ucraini, nonché sulla popolazione inerme, e lo confermano le pretese irragionevoli che Mosca sta veicolando ai suoi interlocutori. La principale delle quali riguarda la porzione di Donbass non conquistata dai russi. A differenza di quanto narrato dalla propaganda, il principale ostacolo a un accordo di pace è l’incapacità della Russia di conquistare le quattro regioni ucraine che ha unilateralmente dichiarato come annesse già alla fine del 2022, addirittura inserendole nella costituzione russa come parte integrante del proprio territorio” e la richiesta russa che l’Ucraina si ritiri quantomeno dall’intero Donbass. “È chiaramente questo, oggi, lo scoglio più difficile da superare nella trattativa. In ogni caso, sul tema dei territori, ogni decisione dovrà essere presa tra le parti e nessuno può imporre da fuori la sua volontà”.
Meloni ha poi ribadito il cordoglio “per il brutale attacco antisemita a Sidney” nella spiaggia di Bondi Beach avvenuto nel primo giorno della festa dell’Hanukkah. “È tempo di non ammettere più distinguo o reticenze nella condanna di ogni forma di antisemitismo. Perché, da lungo tempo, si assiste a una inaccettabile sottovalutazione dell’antisemitismo di stampo islamista e di quello connesso alla volontà di cancellazione dello Stato di Israele”, ha aggiunto e, proprio parlando della questione mediorientale, ha ricordato il piano di pace del presidente Trump che “ha avuto il grande merito di porre fine al conflitto a Gaza. Un conflitto che aveva provocato un numero di vittime civili e una crisi umanitaria ingiustificabili, che non lasciano indifferente nessuno di noi. Ma si tratta di una tregua fragile e di un percorso complesso e ambizioso, e credo che ogni persona di buona volontà, chiunque abbia sinceramente a cuore il futuro di Israele e della Palestina, e la stabilità in una regione così strategica, sia chiamato a fare la sua parte per consolidare la cessazione delle ostilità, che possa durare nel tempo e aprire la strada alla stabilizzazione a lungo termine della Striscia, fino a realizzare la prospettiva dei due stati. Pochi giorni fa – ha ricordato -, ho ricevuto qui a Roma il presidente Abu Mazen, per la seconda volta in poco più di un mese”.
“Il presidente palestinese ha chiesto, con convinzione, un impegno italiano forte e ambizioso, nei passaggi necessari a fissare il piano di pace proposto dagli Stati Uniti e sottoscritto da tutti i protagonisti. E io credo che l’Italia non si debba sottrarre a questo impegno, che le viene richiesto da più parti, in un momento tanto decisivo”. Nel suo discorso la premier ha, inoltre, toccato i temi più strettamente legati alle politiche europee con un passaggio anche sulle critiche che Donald Trump ha rivolto all’Europa. “Personalmente penso che sia inutile o, meglio dannoso, lanciare strali contro un nemico immaginario, perché il vero nemico da combattere è la nostra incapacità di decidere, e l’ideologia del declino che l’Ue ha, drammaticamente, sposato negli ultimi anni”. Sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale “la proposta della Commissione prevede da un lato maggiori contributi, e dall’altro minori allocazioni a politiche tradizionali e per noi fondamentali come la Politica Agricola Comune e la Coesione, veri e propri pilastri dell’Unione Europea e dei suoi Trattati. Lo dirò senza giri di parole: non accetteremo di pagare di più per ottenere di meno”.
Poi l’immigrazione e il modello Albania a cui, secondo Meloni, “molti altri Paesi europei guardano con grande interesse, funzionerà e sono convinta che ci aiuterà concretamente a ridurre ulteriormente i flussi irregolari e a esercitare quella deterrenza necessaria all’interno di una politica multidimensionale di contrasto alla tratta di esseri umani. Piaccia o no alla sinistra di ogni ordine e grado”. Infine, il Mercosur. “Riteniamo che firmare l’accordo nei prossimi giorni, come è stato ipotizzato, sia ancora prematuro. Per noi è necessario attendere che il pacchetto di misure aggiuntive a tutela del settore agricolo sia perfezionato, e – allo stesso tempo – illustrarlo e discuterlo con i nostri agricoltori – ha concluso-. Questo non significa che l’Italia intenda bloccare o opporsi all’accordo nel suo complesso ma, come abbiamo sempre detto, intendiamo approvarlo solo nel momento in cui saranno incluse adeguate garanzie di reciprocità per il nostro settore agricolo. E sono molto fiduciosa che con l’inizio del prossimo anno, tutte queste condizioni possano realizzarsi”.
– foto di repertorio IPA Agency –
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