di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – “La direzione in cui stiamo andando è o la legge marziale o la guerra civile”. Con questa frase, l’ex ministro del Lavoro degli Stati Uniti Robert Reich – già professore a Berkeley e voce influente del pensiero progressista americano – ha lanciato un allarme che solo dopo poche ore dal suo intervento, non sembra più una esagerazione. Secondo Reich, il presidente Donald Trump starebbe preparando il terreno per invocare il Insurrection Act, la legge del 1807 che consente al capo della Casa Bianca di usare l’esercito e federalizzare le Guardie Nazionali dei singoli Stati in caso di “insurrezione o ribellione armata contro il governo federale”. Una norma invocata solo in casi eccezionali nella storia americana, ma che – se applicata in un contesto politico come quello attuale – equivarrebbe a un atto di guerra interna. Nelle ultime ore, con la decisione del presidente Donald Trump di inviare truppe del Texas in Illinois e di minacciare l’uso dell’Insurrection Act, la crisi tra la Casa Bianca e i governatori democratici è esplosa. Il presidente ha annunciato che valuterà di invocare l’Insurrection Act, “per reprimere insurrezioni o disordini interni”. Trump accusa i giudici e i governatori di “impedire il ripristino dell’ordine” e ha dichiarato che userà la legge “se le persone verranno uccise o se le corti continueranno a bloccarci”. A Portland, un giudice federale ha vietato l’invio di truppe da altri Stati; ma in Illinois, dove la decisione è rimasta in sospeso, 200 membri della Guardia Nazionale del Texas sono già in volo verso Chicago, dove inizieranno a operare nei prossimi giorni.
Il governatore J.B. Pritzker ha reagito duramente, definendo la mobilitazione “un’invasione incostituzionale”. Parlando alla MSNBC ha accusato Trump di “cercare deliberatamente lo scontro per poter dichiarare lo stato di insurrezione”. Intanto il linguaggio della Casa Bianca si è fatto sempre più bellicoso. Il consigliere Stephen Miller, tra i più estremisti contro gli immigrati e fedelissimo a Trump, ha parlato apertamente di “insurrezione legale”, accusando i tribunali di ostacolare la volontà del presidente. “Abbiamo corti che si comportano come se fossero sopra la Costituzione – ha detto -. Ma i poteri spettano al presidente”. È un linguaggio che, come nota Reich, segna una svolta pericolosa: “Trump sta preparando il terreno per usare l’esercito contro gli americani”. Lo scenario descritto dall’ex ministro – quello di un presidente che esaspera le tensioni per poi giustificare la militarizzazione – non appare più remoto. Il rischio non è soltanto lo scontro fisico, ma la crisi costituzionale. Il sistema federale americano si regge sull’equilibrio fra Washington e gli Stati; se la Casa Bianca scavalca le autorità locali e i tribunali con la forza, quell’equilibrio si spezza.
Per ora, i contrappesi istituzionali tengono: la magistratura, i governatori, la stampa. Ma la tensione cresce ogni ora. Trump, “pacifista” in politica estera ha deciso di mostrarsi bellicoso in patria e sembra tentato di usare l’”ordine pubblico” come prova di potere. Resta una domanda, la più inquietante: fino a che punto il presidente può spingersi nel trasformare la paura in strumento di potere? Perché se la legge dell’insurrezione venisse davvero invocata, il confine tra ordine e autoritarismo sarebbe già stato superato.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).