Cronaca

LICENZIAMENTI: GRAVIDANZA NO, INTERNET SI

Assunta poi licenziata perché incinta. Il tribunale da ragione alla futura madre e sancisce che il licenziamento è sbagliato obbligando così il datore di lavoro a risarcire le mensilità perse dalla donna e a riassumerla.
La vicenda ha inizio in un bar di Treviso alla fine del 2007, ma la parola fine sull’intera faccenda è arrivata solo qualche girono fa quando il tribunale ha riconosciuto le ragioni della trentenne.
In sostanza dopo il periodo di prova, la giovane avvisa il datore di lavoro di essere incinta.

Assunta poi licenziata perché incinta. Il tribunale da ragione alla futura madre e sancisce che il licenziamento è sbagliato obbligando così il datore di lavoro a risarcire le mensilità perse dalla donna e a riassumerla.
La vicenda ha inizio in un bar di Treviso alla fine del 2007, ma la parola fine sull’intera faccenda è arrivata solo qualche giorno fa quando il tribunale ha riconosciuto le ragioni della trentenne.
In sostanza dopo il periodo di prova, la giovane avvisa il datore di lavoro di essere incinta. E questi tempestivamente le comunica il licenziamento.
Un licenziamento che per la trentenne non ha giustificazione alcuna se non forse la sua gravidanza stessa. E come lei la pensa il tribunale al quale si è rivolta.
Secondo il giudice del lavoro Massimo Galli il licenziamento è inefficace il rapporto di lavoro dunque è tuttora valido e il datore oltre alle spese processuali dovrà corrispondere alla ragazza anche le mancate mensilità.
Completamente diverso invece l’esito della causa legata ad un massiccio utilizzo di social network in ufficio. L’azienda per la quale lavorava ha licenziato la trentenne padovana per calo di rendimento.
Sembra infatti che la giovane avesse incrementato la sua presenza negli uffici dell’importante azienda commerciale rimanendo ben oltre l’orario d’ufficio e presentandosi anche il sabato. Ad assidua frequentazione però non corrispondeva eguale profitto.
Colpa della rete e del social network alla quale la trentenne rimaneva sempre collegata.
Inevitabile dunque il licenziamento, arrivato però solo in seguito ad un accordo fra le parti con cui alla donna è stata riconosciuta una sorta di buona uscita.
Cause di lavoro legate ad un utilizzo improprio di internet sembrano essere in crescita.
Internauta avvisato posto di lavoro salvato.

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Redazione