Cronaca

CADONEGHE (PD): POLIZIOTTO SPARA ALLA MOGLIE POI SI UCCIDE

Motivi sentimentali. Sarebbe questo il movente che ha armato la mano del poliziotto che stamane alle prime luci dell’alba ha puntato una pistola alla nuca della moglie uccidendola nel sonno e poi ha fatto fuoco verso se stesso puntandosi l’arma alla tempia. Gabriele Ghersina 37 enne originario di Trieste, era in polizia da 17 anni con il grado di assistente capo prestava servizio come armaiolo al secondo reparto mobile, la moglie Silvana Cassol, aveva 50anni ed era impiegata nella segreteria dell’ufficio edilizia pubblica del comune di Padova. I due si erano sposati nel 2011 e dopo le nozze si erano trasferiti nell’appartamento all’ultimo piano della palazzina al civico 6 di via Mario a Cadoneghe. La donna era madre di tre figli di 23, 21 e 18 anni, avuti da una precedente relazione.

Motivi sentimentali. Sarebbe questo il movente che ha armato la mano del poliziotto che stamane alle prime luci dell’alba ha puntato una pistola alla nuca della moglie uccidendola nel sonno e poi ha fatto fuoco verso se stesso puntandosi l’arma alla tempia. Gabriele Ghersina 37 enne originario di Trieste, era in polizia da 17 anni con il grado di assistente capo prestava servizio come armaiolo al secondo reparto mobile, la moglie Silvana Cassol, aveva 50anni ed era impiegata nella segreteria dell’ufficio edilizia pubblica del comune di Padova. I due si erano sposati nel 2011 e dopo le nozze si erano trasferiti nell’appartamento all’ultimo piano della palazzina al civico 6 di via Mario a Cadoneghe. La donna era madre di tre figli di 23, 21 e 18 anni, avuti da una precedente relazione.
A trovare i due corpi stamane un vicino di casa, allertato dai colleghi dell’uomo che non vedendolo arrivare hanno chiesto di verificare se fosse accaduto qualcosa.
I due corpi erano riversi sul letto uno accanto all’altro tutt’intorno la normalità di una notte poi sfociata in tragedia
Secondo quanto emerso dalle indagini Ghersina non avrebbe utilizzato l’arma di ordinanza, ma una Glock una delle pistole che l’uomo deteneva regolarmente in casa. L’arma utilizzata per il lavoro era riposta in un cassetto. Al momento gli inquirenti non hanno trovato biglietti che possano spiegare il perché di un gesto tanto drammatico. A sopravvivere alla follia omicida dell’uomo il cane della moglie unico spettatore impotente della tragedia.

NEL SERVIZIO INTERVISTA A INTERVISTA A VINCENZO MONTEMAGNO QUESTORE DI PADOVA E A MARCO CALI’ CAPO SQUADRA MOBILE DI PADOVA

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Redazione