Territorio

Turismo Veneto: stagione invernale da record

Scritto da Redazione

Se in città hanno fatto la loro comparsa i primi fiocchi bianchi in montagna la neve la fa da padrona già da un po’. E ben lo sanno gli appassionati degli sport invernali che ieri hanno preso d’assalto le cime Venete.
Nell’alto piano d’Asiago la coltre nevosa va dai 40 cm della conca centrale fino ai 120 cm di località Larici ed il metro e mezzo raggiunto sopra quota 2000 di cima Verena.

Se in città hanno fatto la loro comparsa i primi fiocchi bianchi in montagna la neve la fa da padrona già da un po’. E ben lo sanno gli appassionati degli sport invernali che ieri hanno preso d’assalto le cime Venete.
Nell’alto piano d’Asiago la coltre nevosa va dai 40 cm della conca centrale fino ai 120 cm di località Larici ed il metro e mezzo raggiunto sopra quota 2000 di cima Verena.
E così ieri complice la giornata soleggiata le presenze degli sciatori sull’Altopiano sono state da record con oltre 50 mila passaggi. Ad incoraggiare gli appassionati degli sci l’apertura assicurata di tutti e 41 impianti a servizio dei 90 km di piste da discesa a cui si debbono aggiungere gli oltre 500 km a disposizione per gli amanti del fondo. Ma nonostante la stagione sciistica proceda senza intoppi, impossibile non pensare a quella estiva su cui fioccano le polemiche.
Nei prossimi giorni, dopo Chioggia e il Cavallino, si aggiungeranno alla lunga fila di località balneari che adottano la tassa di soggiorno anche Bibione, Caorle e forse Jesolo. Insomma il Veneto è pronto a chiedere l’obolo al turista. Cosa che invece non accade solo qualche chilometro più in là ovvero lungo la costa del Friuli Venezia Giulia che a tassare i propri ospiti non ci pensa proprio.
Una situazione pericolosa denunciata dal presidente di Federalberghi Veneto Marco Michielli che spiega come fra Irap e Imu gli alberghi veneti debbano impegnare il 10% del fatturato prima ancora di aver fatto incassi, mentre da una regione a statuto speciale arriva la concorrenza spietata anche grazie ai finanziamenti pubblici.
La paura più diffusa da parte degli operatori è quella che gravare sul turismo possa tradursi nell’ affossamento di uno dei settori più trascinanti per l’economia della Regione.

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