Cronaca

Omicidio Piove di Sacco: 2 arresti

Scritto da Redazione

Poco meno di un anno fa il corpo del marocchino 27enne Mhammed Choufaoui, era stato trovato in avanzato stato di decomposizione da un connazionale entrato nel casolare di via Rusteghella a Piove di Sacco in cerca di un riparo.
A causare la morte del giovane i numerosi colpi ricevuti alla testa e inferti con un corpo contundente.
11 mesi di indagini hanno portato i Carabinieri del nucleo investigativo di Padova a scoprire l’arma del delitto, una sedia e a trovare nell’uomo con cui il 27enne aveva diviso il riparo di fortuna l’assassino.
In manette sono finiti Mohamedd Boudarte, marocchino 45enne, conosciuto con il soprannome di Rabat e ritenuto dagli investigatori il responsabile dell’omicidio e Adil Mijama 30enne reo di aver fornito un alibi al connazionale e per questo accusato di favoreggiamento.
Ad incastrarli i tabulati telefonici che hanno fornito agli investigatori una realtà diversa rispetto a quella raccontata dai due marocchini. Un alibi falso, ma curato nei minimi dettagli tanto da essere stato, in un primo momento, ritenuto veritiero dagli investigatori. Le celle agganciate dal telefono cellulare dei due ha però smontato quella falsa verità.

Poco meno di un anno fa il corpo del marocchino 27enne Mhammed Choufaoui, era stato trovato in avanzato stato di decomposizione da un connazionale entrato nel casolare di via Rusteghella a Piove di Sacco in cerca di un riparo.
A causare la morte del giovane i numerosi colpi ricevuti alla testa e inferti con un corpo contundente.
11 mesi di indagini hanno portato i Carabinieri del nucleo investigativo di Padova a scoprire l’arma del delitto, una sedia e a trovare nell’uomo con cui il 27enne aveva diviso il riparo di fortuna l’assassino.
In manette sono finiti Mohamedd Boudarte, marocchino 45enne, conosciuto con il soprannome di Rabat e ritenuto dagli investigatori il responsabile dell’omicidio e Adil Mijama 30enne reo di aver fornito un alibi al connazionale e per questo accusato di favoreggiamento.
Ad incastrarli i tabulati telefonici che hanno fornito agli investigatori una realtà diversa rispetto a quella raccontata dai due marocchini. Un alibi falso, ma curato nei minimi dettagli tanto da essere stato, in un primo momento, ritenuto veritiero dagli investigatori. Le celle agganciate dal telefono cellulare dei due ha però smontato quella falsa verità.
Poi il frammento dell’arma con un impronta dell’assassino rinvenuto sotto il corpo della vittima. Un piccolo pezzo di sedia sfuggito al tentativo di ripulire la scena del crimine.
Un delitto che sarebbe maturato in un ambiente di degrado e scaturito da futili motivi
I due marocchini sono stati arrestai dai Carabinieri mentre erano ai Giardini dell’Arena, dal giorno dell’omicidio i due non avevano infatti più messo piede nel piovese, spostando i loro interessi nel cuore della città del Santo.

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Redazione